GUCCI CON LO SHOW IN VIA MECENATE STILE E FILOSOFIA IN CRESCITA PIENA

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GUCCI CON LO SHOW IN VIA MECENATE STILE E FILOSOFIA IN CRESCITA PIENA

GUCCI HA ESPRESSO IL SUO LATO MIGLIORE. IN PERFETTO STILE ALESSANDRO MICHELE LA MAISON DOPPIA G CI HA DONATO UNA NUOVA IMMAGINE FATTA DI MOLTEPLICI SFACCETTATURE TANTE QUANTE SONO LE SITUAZIONI DELLA VITA  “CHE POI E’ LA NOSTRA SCENA”. SIAMO ATTORI CHE INTERPRETANO UNA STORIA, LA SINOSSI LA SCRIVIAMO OGNI GIORNO CON LE NOSTRE MANI.

 

Michele dichiara la sua riflessione, “noi siamo le nostre maschere e le nostre maschere sono i nostri vestiti. In latino maschera si dice “persona”.

La filosofa di origine tedesca Hannah Arendt, a cui Michele si è ispirato, scriveva che “Persona”, definiva originariamente la maschera che ricopriva il volto “personale” dell’attore e serviva a indicare agli spettatori quale fosse il suo ruolo nel dramma». La filosofa ebrea-tedesca Arendt, (che scrisse “La banalità del male” e “La vita della Mente” e molti altri acutissimi saggi ), ha fornito ispirazione al mistico Michele che non ha tardato ad esprimere anche questo aspetto dell’animo umano, quale la dualità della personalità  fatta di contrasti , di oscuri e luminosi contrapposti tutti da scoprire. – Bello e stimolante il suo modo di scendere così nel profondo dell’animo umano per poi vestirne la superficie -.

Secondo il principio della Arendt quindi le maschere non nascondono anzi rivelano il ruolo del personaggio. Quindi -come espresso da una nota diramata da GUCCI- mostrarsi e poi nascondersi rappresentano le due facce di una maschera che come è noto ha una faccia convessa, quella pubblica e una concava, quella rivolta a noi e nascosta , ( e come notiamo nella maschera inviata da GUCCI agli invitati ha un aspetto meno patinato.
Notevole introspezione Alessandro Michele, complimenti – 

Ma veniamo alla collezione: gli abiti e gli accessori sono la traslazione concettuale di questi parametri espressi, gli outfit sono destinati alle “persone” che comunque come espresso sopra non devono cercare di connotarsi con il loro genere e il ceto sociale ma con un immagine personale che possa rappresentarli di fronte allo specchio e al mondo, adeguati e a loro agio.

Innesti cerebrali e immagini  “active wear” che si notano poi nelle ginocchiere con logo G, poi con le contaminazione vittoriane e liberty,  e i rimandi allo scozzese dei Kilt,  sino alle gorgiere plissettate.

Finalmente e dico finalmente, il ritorno al sartoriale GUCCI che a mio avviso ci voleva, anche se sdrammatizzato e reso ovviamente più informale da Alessandro Michele, con ampi pantaloni a vita alta, e per questo gli perdoniamo anche la chiusura alla caviglia con dei lacci.

Per concludere come dichiara alla stampa Michele, ” la società di oggi non è comprensibile in pieno”, fare moda per lui e’ anche un “atto politico”,  per questo  vuole difendersi da chi “vuole rubargli la cultura”.

Alessandro Sicuro

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